I Senior di Solema: una vita dedicata all’azienda e alla crescita degli Under25

25/02/2021

I Senior di Solema: una vita dedicata all’azienda e alla crescita degl

Dopo gli Under 25 ecco i Senior: una selezione di dipendenti Solema che hanno fatto crescere l’azienda e contribuito alla crescita dei più giovani, motivandoli giorno dopo giorno nel loro processo di formazione e integrazione.

In una recente news vi abbiamo parlato della forza lavoro di Solema partendo dalle risorse più giovani: sei “professionisti in erba”, che abbiamo definito i nostri Under25, presenti da poco in azienda ma che hanno già dimostrato di sapersi integrare perfettamente nel mondo Solema.
Ma per ottenere questi risultati c’è anche bisogno di qualcuno che contribuisca alla crescita e alla formazione di questi Under25, seguendoli e motivandoli giorno per giorno, dandogli il giusto spazio e svelandogli trucchi e segreti del mestiere.

È per questo che oggi vi parliamo di quella forza lavoro presente da molto più tempo in azienda: 4 ritratti di storici dipendenti appartenenti alla “categoria Senior”, che ci raccontano esperienza, percorso e curiosità della loro lunga attività lavorativa in Solema. Persone che hanno contribuito negli anni alla crescita non solo dei giovani Under25 ma anche dell’azienda stessa trasmettendo passione, costanza e dedizione professionale al lavoro. Risorse preziose che operano spesso nell’ombra e nelle retrovie e che smaltiscono il cosiddetto “lavoro sporco”, raramente sotto i riflettori ma di fondamentale rilievo.

Oggi incontriamo i primi due Senior: Claudio Brignoli del Reparto Montaggio e Alessandro Cortinovis, del Reparto Produzione.

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Claudio, il nostro dipendente con più anzianità di servizio

Diciamo subito che Claudio Brignoli ha tutti i titoli per essere il primo intervistato tra i Senior: è infatti il nostro dipendente con più anzianità di servizio, essendo stato assunto nel febbraio del 1983 all’età di 15 anni. In 38 anni di servizio ha praticamente visto passare tutti gli operai che lavorano – e hanno lavorato – in Solema e l’esperienza accumulata lo ha portato a diventare una memoria storica all’interno dell’azienda. In quasi quarant’anni di carriera non si è mai tirato indietro lavorando assiduamente e preparando il terreno ai giovani, condividendo con loro segreti e passioni e trasmettendo le giuste competenze per imparare il mestiere.


Claudio, cosa ricordi di quei lontani anni Ottanta?

«Nel 1983 Solema era ancora una piccola ditta alle prime armi con solo 4 dipendenti impegnati nella vecchia sede di via Verdi a Pedrengo. Noi eravamo ragazzi e ci dovevamo arrangiare a fare un po’ di tutto perché a quei tempi non c’era la tecnologia di adesso, si faceva quasi tutto a mano. Non esistevano capireparto e i titolari erano spesso impegnati nella gestione dei clienti e venivano poco in officina a insegnarci le cose…
Io ho iniziato come operaio su tornio e fresa, con compiti di costruzione e lavorazione dei singoli pezzi fino al montaggio e alla saldatura, che poi in buona parte è quello che faccio ancora oggi, anche se a quei tempi il lavoro era concentrato solo sui sistemi di automazione per l’industria grafica› link ). Poi dal 2013, con l’acquisizione della Roda, il lavoro si è allargato anche al settore del packaging› link ).
Per i primi 5-6 anni ho lavorato prevalentemente sul tornio, poi mi sono specializzato nell’assemblaggio delle macchine e da allora sono sempre rimasto nel Reparto Montaggio che ho visto crescere sotto i miei occhi. Attualmente, tra interni e esterni, siamo circa in 20 persone».


Di cosa si occupa esattamente il Reparto Montaggio?

«Ciò che si fa qui da noi rappresenta la fase finale del lavoro in Solema, che consiste nell’assemblaggio e nel collaudo delle macchine prima che vengano inviate ai clienti. Parlo di fase finale perché per assemblare le macchine c’è bisogno di qualcuno che prima le abbia disegnate – compito dei colleghi dell’Ufficio Tecnico – e di qualcuno che costruisca i singoli pezzi da montare – compito dei colleghi dell’Ufficio Produzione. Dopodiché entriamo in azione noi operai montatori, che abbiamo il compito di mettere insieme con attenzione i vari tasselli, proprio come si fa con un mosaico».


Pensando alle continue innovazioni tecnologiche, com’è cambiato il tuo modo di lavorare dal 1983 ad oggi?

« Il mio modo di lavorare non è mai cambiato. Mi spiego meglio: ciò che è cambiato non sono io ma le macchine, che si sono evolute. Poi per forza di cose mi sono dovuto piegare ai cambiamenti e alle tecnologie, ma quello che intendo dire è che la passione che mettevo 38 anni fa è la stessa di oggi. Non amo la tecnologia, i computer, ma l’ho fatto per la volontà di adattarmi ai cambiamenti, per mantenere lo spirito di sempre.
La novità principale che la tecnologia ha portato riguarda la gestione del magazzino, che da sistema interamente manuale (inclusi deposito pezzi e controllo scorte) si è trasformato in un magazzino modulare automatizzato. Ricordo ancora con un po’ di nostalgia gli anni in cui si faceva “tutto a mano” controllando a vista se il pezzo che serviva fosse presente o meno sugli scaffali; adesso i cassetti sono accuratamente ordinati e suddivisi per lettere alfabetiche. Una volta invece l’organizzazione era meno rigorosa, ma il lavoro lo portavamo a termine lo stesso.
Una volta era tutto più semplice e ci si basava soprattutto su velocità e inventiva, più che su testa e strategia, mentre adesso il lavoro è diventato più particolare e complesso. Una volta ci si basava di più su criteri diversi, forse meno razionali rispetto ad oggi, ma le cose ci riuscivano bene ugualmente – la nostra dedizione suppliva infatti l’informatizzazione ancora acerba.
Insomma, se ancora non si è capito, piuttosto che stare davanti a un computer… preferisco di gran lunga stare sul campo con mani e testa. La passione che metto nel lavoro traspare anche dal semplice bloccaggio di una vite».


A proposito di “stare sul campo”, c’è un consiglio che vuoi dare ai giovani che vogliono fare il tuo lavoro?

«La regola numero uno è questa: per imparare questo mestiere bisogna ascoltare quel che dicono i colleghi più esperti. Solo così si impara e si cresce.
I giovani hanno sicuramente una mente più agile e pronta, escono freschi di diploma dalle scuole e vorrebbero spaccare il mondo, ma a loro modo, facendo sempre un po’ di più di quel che gli si chiede, rischiando a volte di strafare. Quando mi accorgo che un giovane sta esagerando, lo prendo da parte e cerco di farlo riflettere, dicendogli che va bene avere iniziativa e intraprendenza, ma bisogna andare coi piedi di piombo perché in questo tipo di lavoro è facile sbagliare. Non tutto ciò che si impara nelle scuole è subito applicabile sul posto di lavoro. Un conto è la teoria e un altro la pratica. Bisogna picchiarci il naso nelle cose. E io, il naso, l’ho picchiato tante volte.
Proprio in questi giorni sto seguendo da vicino un ragazzo appena assunto. Qualche giorno fa, su un lavoro particolare, lui ha avuto una bella intuizione per risolvere un piccolo problema: ci siamo messi lì insieme a ragionare e il risultato è arrivato. Un risultato che è il frutto della freschezza innovativa di un giovane combinata con l’esperienza e il sapere di mani allenate come le mie».


C’è qualche progetto particolare su cui state lavorando?

«Da più di un anno siamo impegnati nella messa a punto di un prototipo particolare di macchina, che si chiama CAST› link ), in collaborazione con la Tecnobox Electromecànica, un nostro partner spagnolo che produce e assembla macchine per l’assemblaggio automatico di cassette di cartone per il trasporto di frutta e verdura. Alla fine del 2019 la Tecnobox ci ha coinvolto in una bella sfida: creare una nuova macchina non ancora presente sul mercato che sapesse creare scatole molto più grandi del normale per il contenimento e il trasporto di ortaggi di notevoli dimensioni (zucche, meloni e angurie), prodotti che in Spagna hanno un mercato molto più ricco che da noi.
Il prototipo della CAST è stato realizzato e inviato in Spagna nei primi mesi del 2020 per essere sottoposto ai test di validazione, ma poi l’arrivo del Covid ha rallentato tutto. Da un paio di mesi abbiamo rimesso mano al progetto e, mentre in Spagna si sta finalizzando la validazione, noi stiamo già lavorando sulla definizione finale di un secondo esemplare di macchina che verrà consegnata sempre in Spagna intorno a marzo 2021.
Se consideriamo che questo tipo di scatole si realizza ancora a mano con uno sforzo importante sia in termini di manodopera che di denaro, è facile pensare che la CAST rappresenterà un’importante svolta nel settore della produzione di scatole per il trasporto di grosse tipologie di frutta e verdura.
Questo è un progetto su cui Solema ha investito parecchio perché può rappresentare un business in un settore ancora inesplorato come appunto quello della produzione di scatole di dimensioni molto grandi destinate ad un utilizzo nuovo e diverso dal solito».


Tra 2 anni festeggerai i 40 anni in azienda. Sarà una tappa importante.

«Sì certo, ma quel giorno non farò nessuna festa, non sono il tipo. Verrò a lavorare come se fosse un giorno qualsiasi. E proprio come in un giorno qualsiasi, le soddisfazioni staranno nel consegnare una macchina completa e perfettamente funzionante. E il miglior regalo per me è lavorare in un posto dove la gente mi rispetta e mi stima. Non sarei in Solema da 38 anni se non fosse così. E se proprio quel giorno dovrò festeggiare, andrò a farmi un bel viaggio, una passione che mi porto dietro fin da ragazzo».


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Alessandro, una colonna della sede di Torre de’ Roveri

Alessandro Cortinovis lavora in Solema dal gennaio del 1999 e si occupa di programmazione di macchine utensili a controllo numerico all’interno del Reparto Produzione, ruolo che ricopre da sempre nella sede distaccata di Torre de’ Roveri. Dopo le scuole medie ha frequentato per qualche anno l’Istituto Tecnico Pesenti di Bergamo con la prospettiva di diventare elettricista. Ma non era l’idea giusta e così ha mollato tutto per buttarsi nel mondo del lavoro. Solema ha intercettato la sua voglia di fare decidendo di investire su una risorsa che negli anni è diventata una colonna dell’azienda.


Alessandro, raccontaci i tuoi primi passi in Solema e in cosa consiste il tuo lavoro.

«Quando ho cominciato io, l’isola di Torre de’ Roveri aveva un solo anno di vita e ho avuto quindi la fortuna di assistere e contribuire alla crescita della sede che attualmente è composta da 15 dipendenti, di cui io sono quello con più anzianità.
All’inizio mi dedicavo solo al taglio manuale di ferro e alluminio, le cose basilari di un operaio metalmeccanico, poi mi sono spostato sulle macchine utensili, inizialmente le frese e poi anche i torni; col tempo ho iniziato a lavorare anche sui computer per dialogare meglio con le macchine.
Il mio lavoro si divide in due parti, una dinamica, in officina e una statica, in ufficio. La prima è legata al puro lavoro manuale che consiste nel prendere un pezzo metallico arrivato estruso dalle fonderie, lavorarlo con frese e torni facendoci fori e sagomature a seconda delle necessità. La seconda riguarda il lavoro d’ufficio, ossia nel visionare i disegni che arrivano dall’Ufficio Tecnico e caricarli nel software CAM che li trasforma in rendering e analizza curve, fori e lavorazioni; questi sono i presupposti per la generazione automatica di righe di codice che vengono inviate alle macchine utensili. Tutte cose che una volta si facevano solo manualmente».


All’inizio c’era qualcuno che ti aiutava o hai imparato tutto da solo?

«La sede di Torre de’ Roveri è sempre stata diretta da Raffaello Mazzola, uno dei soci fondatori di Solema, figura chiave all’interno dell’azienda e persona di riferimento di questa sede. Ed è proprio Raffaello che mi ha fatto da guida e da “padre putativo”, una specie di faro illuminante per me e per gli altri ragazzi che sono passati da qui. Ancora oggi, si occupa di pianificare e supervisionare tutti i progetti che escono da questo reparto». 


Quanto ha inciso l’arrivo dei computer nel tuo lavoro? Quali software utilizzate in reparto? 

«Direi che i computer hanno inciso parecchio. In Solema cerchiamo da sempre di tenerci al passo coi tempi e con le innovazioni tecnologiche. Quando mi hanno messo a lavorare sulla fresa ho dovuto imparare al volo il linguaggio di programmazione Fanuc. All’inizio mi sembrava decisamente ostico, ma poi ho capito che senza il Fanuc non avrei potuto crescere e fare progressi. Poi, nel 2004, è arrivato Esprit, un CAM finalmente in 3D, che integra la simulazione dei pezzi in lavorazione.
Infine nella primavera scorsa Solema stava finalizzando l’acquisto di software di nuova generazione che avrebbe rivoluzionato il nostro modo di lavorare. L’arrivo della pandemia ha fermato tutto, ma in questi mesi sono riprese le trattative per l’acquisto e sono già state programmate alcune giornate di formazione per me e i miei colleghi. Sarà un ulteriore strumento che ci permetterà di velocizzare la lavorazione dei pezzi, a testimonianza della volontà di Solema di restare sempre aggiornata offrendo la miglior qualità ai clienti.
Parlando invece di macchine, giusto sei mesi ne è arrivata un nuovo CNC dedicato alle lavorazioni di alluminio e leghe leggere, scovata in una fiera dal nostro Reparto Ricerca e Sviluppo, che grazie ad una particolare testa rotante permette di lavorare i pezzi grezzi su più assi contemporaneamente (prima invece lo si poteva fare su un asse solo per volta). Questa macchina serve principalmente per lavorare gli estrusi (gli scheletri) delle macchine che poi verranno assemblate a Pedrengo. La sua tecnologia ci permette di ridurre i tempi di lavorazione mediamente del 64%, quindi con un notevole risparmio di tempo e conseguente beneficio per i clienti.
Vorrei però aggiungere una cosa: dopo un po’ di tempo trascorso davanti al pc, avverto il desiderio di plasmare il metallo direttamente “con le mani”, e allora per darmi una scossa corro alla fresa a lavorare. Non riesco a stare troppo tempo lontano dalle macchine: il lavoro manuale mi dà più soddisfazioni rispetto a quello fatto al computer». 


In questi 22 anni c’è un episodio lavorativo che ricordi in modo particolare? 

«Ricordo quella volta che, circa 15 anni fa, ero impegnato nella lavorazione di un pezzo particolare di alluminio che non ne voleva sapere di uscire dal tornio come volevo. Ho piantato lì di lavorare per dieci minuti e sono uscito a prendere un po’ d’aria. E lì ho avuto l’intuizione: provare a rilavorare il pezzo partendo da un blocco maggiorato e chiudendolo con le morse, più in basso, solo temporaneamente, e poi rimuovere la parte in eccesso. Il pezzo finito era proprio come serviva, perfetto per essere consegnato ai miei colleghi di Pedrengo.
Raffaello Mazzola, il mio diretto superiore di cui parlavo prima, quando ha visto il pezzo e saputo come lo avevo ottenuto mi ha fatto i complimenti per una soluzione che lui stesso non sarebbe riuscito a trovare. Bhe, fatti salvi timori reverenziali, questa volta – e solo questa volta - l’allievo aveva superato il maestro – si può dire?
Questo è un episodio che mi porterò sempre dentro, dimostra la tenacia che ci vuole quando si lavora e la voglia di non abbattersi mai, cercando sempre una via alternativa per arrivare al risultato finale». 


Le scuole di metalmeccanica sono tra le più frequentate. C’è qualcosa che vorresti trasmettere alla nuova generazione di montatori e tornitori? 

«Così a caldo, la prima cosa che mi sento di dire è “non abbiate paura di sporcarvi le mani”. C’è una cosa che noto spesso nelle nuove leve, ed è quella che io chiamo “mollezza”: spesso i giovani hanno la mente rivolta solo al telefonino.
In azienda, però, ho la fortuna di averne in reparto due assunti da poco che hanno davvero tanta voglia di mettersi in gioco. Sembra che lavorino qui da una vita, e a volte se ne escono con delle idee e delle proposte che mi lasciano a bocca aperta. Ma ne sono passati anche altri, magari in stage estivi, che non avevano queste doti... Quindi il consiglio che ho da dare loro è di avere meno grilli per la testa, guardare meno il proprio smartphone e…sotto a lavorare. Perché nel mio lavoro non c’è niente di più bello che vedere come da un pezzo di ferro grezzo possa nascere un pezzo finito e pronto per essere assemblato in una macchina. Un po’ come è successo a Geppetto quando ha costruito Pinocchio per intenderci». 


Quali sono le armi in più di Solema per convincere un cliente ad affidarvi un progetto? 

«In questi anni ho visto una grande dedizione al lavoro da parte di tutti e la voglia dell’azienda di soddisfare sempre le richieste dei clienti, anche le più complicate. Il cliente-tipo che comunemente ci si immagina potrebbe semplicemente adattarsi alle caratteristiche delle macchine che trova “a catalogo”. In Solema invece tendiamo a ribaltare questo scenario adattando ogni volta le nostre macchine alle richieste del cliente. Mi è capitato spesso di lavorare su progetti in cui ci chiedevano improvvisamente “quel qualcosa in più”, o di diverso dagli accordi presi, in corso d’opera.

Grazie al lavoro di squadra siamo sempre riusciti ad esaudire ogni desiderio dei clienti trovando la soluzione più adatta. 
Prendiamo ad esempio il settore delle arti grafiche, che rappresenta una fetta importante del nostro lavoro. Il prodotto-libro è di per sé un concentrato straordinario di valori tecnici, conferiti da ognuno dei processi produttivi che concorrono alla sua realizzazione (progettazione, stampa, rilegatura): le macchine Solema – che manipolano questo nobile prodotto – non possono che adeguarsi a questa estrema ricercatezza. Anzi, dove possibile, alzano l’asticella. Una carta più preziosa, una speciale rilegatura o una nuova scelta cartotecnica sono tutte cose che necessitano di particolari accorgimenti sulle nostre macchine. E, in soldoni, ciò si traduce sempre in parti meccaniche nuove dal disegno più raffinato.

Il modo di lavorare di Solema è da sempre rivolto alla ricerca di sistemi innovativi che soddisfino queste particolari richieste. Ecco, credo che disponibilità e innovazione siano due importanti punti di forza di Solema che fanno assolutamente la differenza».



Un grazie a Claudio e ad Alessandro. E buon lavoro.

Continuate a seguirci: in una delle prossime news vi presenteremo altri due Senior di Solema, Davide Franzoni del Reparto Commerciale e Alex Persico del Reparto Progettazione e Sviluppo.

Per maggiori informazioni su Solema scrivete a info@solema.it o chiamate lo 035 654111.

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